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Clean Industrial Deal: il piano di rilancio per l’industria UE

Un pacchetto di interventi per decarbonizzare, reindustrializzare e innovare

09 aprile 2025
Clean Industrial Deal: il piano di rilancio per l’industria UE

Clean Industrial Deal: il piano di rilancio per l’industria UE

Un pacchetto di interventi per decarbonizzare, reindustrializzare e innovare

09 aprile 2025
Clean Industrial Deal: il piano di rilancio per l’industria UE

Clean Industrial Deal: il piano di rilancio per l’industria UE

Un pacchetto di interventi per decarbonizzare, reindustrializzare e innovare

09 aprile 2025
Clean Industrial Deal: il piano di rilancio per l’industria UE

Dell’esigenza di rilanciare la politica industriale del Vecchio Continente si parla ormai da moltissimi anni, a causa della sempre maggiore concorrenza internazionale (non sempre equa e leale) e per la persistenza di problemi strutturali che minano la competitività del settore manifatturiero, primo tra tutti il prezzo dell’energia eccessivamente elevato e la carenza di materie prime, in particolare nel nostro Paese.

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La Commissione Europea, con il varo nel febbraio del 2025 del Clean Industrial Deal (CID), a cui si affianca il pacchetto Omnibus volto a snellire la burocrazia, ha lanciato un nuovo piano strategico con l’obiettivo di rendere l’industria europea più competitiva proprio attraverso la decarbonizzazione. Il nuovo piano punta, infatti, a rilanciare i settori industriali, mobilitando investimenti e incentivi per 100 miliardi di euro, allo scopo di unire gli obiettivi di decarbonizzazione con quelli della competitività e della resilienza dell’industria europea. Alla base c’è l’idea che le azioni di decarbonizzazione, tra cui le sei misure previste dal Piano (vedi sotto), possano essere un volano di crescita economica e prosperità, se ben integrate con politiche industriali, economiche e commerciali e se inquadrate nella cornice di una economia circolare, che deve diventare una priorità, essendo la chiave per massimizzare le risorse limitate dell'UE e ridurre la sua dipendenza dai Paesi ricchi di materie prime. L'ambizione del Clean Industrial Deal è infatti quella di fare dell'UE il leader mondiale dell'economia circolare entro il 2030 (vedi paragrafo in basso).

Inoltre l’attenzione del Clean Industrial Deal si concentra su due linee di intervento strettamente collegate: in primo luogo le industrie ad alta intensità energetica (come siderurgia, alluminio, metalli, cemento e chimica) che necessitano di un sostegno urgente per decarbonizzare i processi produttivi e ridurre i costi energetici; in secondo luogo, le Clean Tech, ovvero il comparto delle tecnologie pulite (batterie, energie rinnovabili, idrogeno verde e circolarità), fondamentale per poter sfruttare al meglio le risorse limitate dell'Unione Europea e ridurre le eccessive dipendenze dai fornitori di Paesi terzi per le materie prime.

6 misure per aumentare la competitività della UE decarbonizzando

Per trasformare la decarbonizzazione in un motore di crescita per le industrie europee il Clean Industrial Deal individua 6 fattori trainanti:

  • riduzione dei costi dell'energia attraverso l’Affordable Energy Action Plan (vedi in basso);
  • incremento della domanda di prodotti green introducendo negli appalti pubblici (vedi in basso) e privati criteri relativi alla sostenibilità, alla resilienza e al Made in Europe grazie all’Industrial Decarbonisation Accelerator Act;
  • finanziamento della transizione pulita attraverso il rafforzamento del Fondo per l'innovazione e la creazione di una Banca per la Decarbonizzazione Industriale per la mobilitazione di 100 miliardi di euro a sostegno - come accennato sopra - dei processi manifatturieri puliti nell'UE;
  • circolarità e accesso a materiali e risorse, con la creazione di un Centro UE per le materie prime critiche al fine di offrire maggiore potere negoziale alle imprese europee nell’ottenere prezzi e condizioni più favorevoli, integrando al contempo la circolarità di tali materiali;
  • attivazione di partenariati globali per il commercio e per gli investimenti puliti, proteggendo al contempo le industrie europee dalla concorrenza sleale e avviando una serie di strumenti di difesa commerciale. La Commissione semplificherà e rafforzerà inoltre il Cbam (vedi sotto);
  • competenze e lavoro qualificato. Per trasformare l’industria europea c’è bisogno dei migliori talenti e di persone qualificate. La Commissione istituirà un'Unione delle competenze che investa nei lavoratori, sviluppi competenze e crei posti di lavoro di qualità.

Misure per le industrie ad alta intensità energetica

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Uno dei capisaldi del Clean Industrial Deal è l’accessibilità dell’energia: come si è visto nel caso del conflitto in Ucraina, i rialzi dei prezzi del gas e dell’energia hanno messo in difficoltà molte industrie europee, spingendole in taluni casi persino al fermo delle produzioni. L’idea del Piano è che occorra dunque abbassare le bollette energetiche per tutti (industrie, aziende e famiglie), promuovendo al contempo la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio. A questo scopo, nell’ambito del Clean Industrial Deal, è stato presentato anche l’Affordable Energy Action Plan (Piano di Azione per l’Energia Accessibile), documento strategico che mira, attraverso una serie di misure, ad abbassare i costi dell’energia per le industrie (e i cittadini) nel breve periodo; a completare l'Unione dell'energia – creando un mercato unico e pienamente integrato – che sia green, prodotta internamente e a prezzo accessibile per gli utenti; ad attrarre investimenti per l’attuazione del Piano e garantirne la realizzazione; e, infine, a prepararsi meglio a potenziali crisi energetiche. Si stima che nel complesso il Piano farà risparmiare 45 miliardi di euro nel 2025, cifra destinata ad aumentare progressivamente fino a 130 miliardi di euro l'anno nel 2030 e 260 miliardi di euro nel 2040. 

Entrando più nello specifico, per rendere l'energia elettrica economicamente più accessibile, la Commissione interverrà su tutti e tre i componenti delle bollette: costi di rete e di sistema, imposte e prelievi e costi di approvvigionamento, invitando i singoli Stati sia ad abbassare le imposte nazionali sull’energia elettrica, sia a promuovere per i grandi consumatori, quali le industrie energivore, la diffusione dei contratti di fornitura a lungo termine (Power Purchase Agreement, vedi paragrafo successivo), che contribuiscono a svincolare le bollette elettriche al dettaglio da prezzi del gas alti e volatili.

Il ruolo dei Power Purchase Agreement (PPA)

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Nell’abbattimento dei costi energetici per le industrie europee avranno un ruolo centrale i Power Purchase Agreement (PPA), ritenuti fondamentali per rendere la produzione di energia pulita più attraente per gli utenti industriali e le bollette energetiche finali meno dipendenti dalla volatilità dei combustibili fossili nei mercati a breve termine. I PPA, lo ricordiamo, sono accordi di fornitura di medio-lungo termine che prevedono la fornitura di energia elettrica rinnovabile (quale il fotovoltaico) a un prezzo competitivo da parte di un produttore di energia rinnovabile (FER) a favore di un grande consumatore, quale può essere una impresa energivora.

Il primo passaggio concreto in tal senso annunciato nel Clean Industrial Deal è la decisione della Commissione, in abbinata alla Banca europea per gli investimenti (BEI), di adottare un programma pilota per gli accordi di acquisto di energia elettrica (PPA) per le imprese. In particolare, la BEI controgarantirà i PPA stipulati dalle imprese (anche energivore) per circa 500 milioni di euro.

Clean Industrial Deal: l’importanza dell’idrogeno

Sempre rimanendo in ambito energetico, il Clean Industrial Deal riserva una particolare attenzione all’idrogeno verde e a basse emissioni di carbonio, ritenendo che questa fonte possa giocare un ruolo centrale nella decarbonizzazione del sistema energetico dell'UE, in particolare nei settori industriali cosiddetti Hard to Abate (cemento, acciaio, trasporti pesanti, ecc), dove il passaggio all'elettrificazione non è ancora un'opzione pienamente praticabile. In realtà già da alcuni anni la UE ha dichiarato di voler puntare sull’idrogeno, ma con il Clean Industrial Deal si accelera sul quadro normativo, con l’obiettivo di chiarire le regole per la produzione in modo tale da fornire più certezze agli investitori.

La revisione della direttiva sugli appalti pubblici

Il Clean Industrial Deal punta anche a rendere economicamente vantaggioso l’investimento nella sostenibilità da parte delle industrie. Un passaggio chiave in tal senso è il sostegno del settore pubblico: per questo motivo sarà revisionata la Public Procurement Directive, ovvero la direttiva sugli appalti pubblici. In estrema sintesi, è prevista l'introduzione obbligatoria di criteri ambientali e sociali nei bandi pubblici, superando la logica del "minor prezzo" ancora oggi imperante e incentivando invece l'acquisto di materiali e tecnologie a basso impatto ambientale. Inoltre, è previsto l’ampliamento dei criteri Made in EU, nonché una semplificazione delle norme, così da ridurre la complessità burocratica e permettere una maggiore partecipazione ai bandi pubblici da parte di aziende e startup innovative.

Semplificazione del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM)

Un altro punto importante per aumentare la competitività del sistema industriale della UE risiede anche nella revisione e semplificazione del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), con cui l’Unione Europea ha stabilito l’applicazione di una tassa sul carbonio di alcuni prodotti importati dai Paesi extra-UE con l’obiettivo di garantire che gli sforzi dell'industria europea per ridurre le emissioni non siano compromessi da importazioni ad alta intensità di carbonio di beni prodotti al di fuori dell'UE.

La proposta è quella di semplificare in modo sostanziale il CBAM, riducendo gli oneri amministrativi per le industrie e le loro catene di approvvigionamento. Per questo motivo già nella seconda metà del 2025, la Commissione presenterà anche una relazione di revisione completa dell’intero meccanismo del CBAM.

Economia circolare come motore di innovazione

Il Clean Industrial Deal si propone di trasformare la decarbonizzazione e la sostenibilità in importanti fattori di crescita per le industrie europee, aumentando anche l’indipendenza dell’Unione Europea sull’approvvigionamento di materie prime critiche (materiali di strategica importanza economica, quali ad esempio le terre rare). Particolarmente rilevante in questo senso è il Circular Economy Act, che dovrebbe essere attivato nel corso del 2026, così da incentivare un riutilizzo efficiente dei materiali, con l’obiettivo di rendere la circolarità un motore per l'innovazione e di arrivare ad avere un tasso di circolarità del 24% dei materiali critici entro il 2030, favorendo così la creazione di 500.000 posti di lavoro nella UE. 

Viste le continue novità normative, è fondamentale per le aziende affidarsi a un operatore energetico integrato e altamente qualificato che sia in grado sia di offrire diagnosi e consulenza energetica a 360 gradi, dando assistenza per ottemperare agli obblighi di legge, sia di tracciare una roadmap per la transizione energetica attraverso le tecnologie più efficaci da mettere in campo (da quelle più mature come il fotovoltaico a quelle più prospettiche come l’idrogeno verde), includendo soluzioni improntate ai virtuosi principi dell’economia circolare; oltre a progettare, realizzare e gestire gli interventi sostenendoli anche economicamente.

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