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Transizione energetica

A che punto siamo?

Nei prossimi anni la domanda di energia green aumenterà notevolmente poiché governi, organizzazioni internazionali e aziende sono chiamati a rispettare gli impegni presi sulla transizione energetica e sulla riduzione dei livelli di emissioni. Le fonti fossili comportano costi e rischi che ormai le rendono sempre meno attrattive
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Se la temperatura media aumenta di più di 1,5 °C e arriva a 2 °C può cambiare molto per milioni di specie, compresa la nostra

Secondo la WMO il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato da quando abbiamo dati a disposizione – cioè da 175 anni

L'Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite che tra le altre cose si occupa di Monitorare e mitigare gli effetti del cambiamento climatico

Nel 2024, tra gennaio e settembre, sul Pianeta sono state registrate temperature medie di 1,54 °C superiori a quelle del periodo pre-industriale

L'obiettivo dell'accordo di Parigi sul clima del 2015 era di non superare l'aumento di 1,5° C rispetto alle temperature medie del periodo pre-industriale

Mettiamo da parte l’idea che la finanza climatica sia beneficenza: rientra nell’interesse di ogni nazione, comprese quelle più ricche

Lo ha detto Simon Stiell, il segretario della Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici, durante la COP29 di Baku, dove si è parlato soprattutto delle risorse economiche che i Paesi più ricchi si impegneranno a versare a quelli in via di sviluppo per la lotta al cambiamento climatico

Transizione energetica

La principale causa del riscaldamento globale sono i combustibili fossili, come carbone e petrolio. Fino alla COP28 di Dubai, la XXVIII Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è tenuta tra novembre e dicembre 2023, non era mai successo che l’uso dei combustibili fossili fosse citato esplicitamente negli accordi finali, rendendo il documento, per alcuni, un “accordo al ribasso”, per altri il “miglior compromesso possibile”. Ma i patti raggiunti durante queste conferenze, che si tengono ogni anno sono – come sempre – frutto di grandi trattative tra Stati, che presentano interessi e problemi diversi, e possono quindi risultare distanti dagli impegni di intervento più decisi e ambiziosi originariamente richiesti. Gli accordi delle varie COP, inoltre, non sono legalmente vincolanti e non possono obbligare i governi ad agire in un determinato modo; provenendo dalle Nazioni Unite possono comunque influenzare sia gli investimenti che le politiche nazionali.

 

Cina, Stati Uniti, India, Indonesia e Paesi Arabi (Iran e Arabia Saudita in testa) sono considerati i grandi emettitori di gas serra. Le economie di questi paesi sono alimentate dalla combustione di fonti fossili altamente inquinanti, come il carbone e il petrolio. Proprio per questo motivo la loro posizione è quella più importante per far sì che il riscaldamento globale rimanga entro i limiti prefissati. Le Nazioni Unite hanno redatto l’Agenda 2030 per guidare gli Stati verso la transizione energetica e sostenere lo sviluppo sostenibile. Questa, insieme agli Accordi di Parigi, ha a sua volta ispirato il Green Deal dell’Unione Europea, cioè l’insieme di strategie volte ad arrivare a emissioni zero entro il 2050, riducendo al tempo stesso le emissioni nette di gas serra di almeno 55 punti percentuali entro il 2030. Quest’ultima misura, chiamata Fit for 55, vincola gli Stati dell’Unione Europea ad adeguare la propria legislazione al fine di ridurre le emissioni. Fit for 55 contiene dodici iniziative, tra cui modifiche di legislazioni esistenti e nuove proposte. Tra queste ci sono le seguenti tre.

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La direttiva richiede agli Stati membri una riduzione del 39% dell'energia non rinnovabile rispetto al 1990. Con la sua modifica tale obiettivo diventa obbligatorio e si tradurrà in un consumo non superiore a 1023 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio per il 2030

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Con la revisione della Direttiva sulle rinnovabili si dovrà portare la produzione da fonti rinnovabili al 40% entro il 2030

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Il sistema di scambio delle emissioni (Emission Trading System, ETS) è il meccanismo volto a compensare le emissioni di oltre 11.000 impianti nel settore dell’energia elettrica e nell’industria manifatturiera, tra cui operatori aerei, impianti termoelettrici industriali, manifatture e impianti di produzione, stoccaggio e trasporto di diverso tipo – che rappresentano il 46% delle emissioni dell’UE. Per le aziende soggette a obblighi si applica un tetto alle emissioni, a cui corrisponde l’assegnazione di un pari numero di quote di emissione, che dovranno essere gestite e scambiate secondo precisi protocolli comunitari

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Il cambiamento climatico causato dalle emissioni di gas serra legate alle attività umane è e sarà responsabile di un generale aumento degli eventi meteorologici estremi, come le alluvioni, in molte parti del mondo, compresa l’Europa e il bacino del Mediterraneo.

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Oltre al Fit for 55 si aggiungono varie proposte nel settore dei trasporti, con una progressiva riduzione delle emissioni di CO₂ di auto e furgoni al fine di arrivare a emissioni zero entro il 2035. Questo implicherebbe che nessun veicolo nuovo diesel, a benzina o ibrido sia più venduto a partire da tale data. È poi prevista la creazione di un Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), ovvero una tassa sulle importazioni di prodotti extraeuropei con elevate emissioni di gas serra – cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità, idrogeno. Gli importatori dovranno acquistare certificati di emissione in base al prezzo del carbonio che avrebbero dovuto pagare se i beni fossero stati prodotti nell'Unione. Questi e altri regolamenti e misure hanno spinto i paesi dell’Unione Europea a ridurre nel tempo le proprie emissioni di gas serra. Rispetto agli altri continenti, l’Europa sta diminuendo più velocemente le emissioni: dal 2006, anno di picco, l’Unione Europea ha infatti tagliato del 36% le emissioni di CO₂.

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FACCIAMO UN PASSO INDIETRO

Come siamo arrivati alla crisi climatica?

Quando si parla di crisi climatica si tende a confondere l’effetto serra, il cambiamento climatico, il riscaldamento globale e l’emergenza climatica

Sono decenni che gli scienziati hanno capito che le attività umane stavano cambiando gli equilibri climatici e ambientali del pianeta, ma ancora si fa confusione su che cosa sia realmente la crisi climatica

Effetto serra

L’effetto serra è un fenomeno naturale che ha reso possibile la vita sulla Terra: ne sono responsabili alcuni gas presenti nell’atmosfera, come l’anidride carbonica, che in sintesi fanno sì che il Pianeta presenti temperature tali da renderlo vivibile

Riscaldamento globale

Di solito però quando si sente parlare di “effetto serra” ci si riferisce piuttosto alla sua intensificazione, dovuta alle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane, che stanno causando un aumento della temperatura media della Terra: il riscaldamento globale appunto

Cambiamento climatico

Cambiamento climatico è un’espressione più ampia, che comprende anche altri fenomeni legati all’aumento della presenza di gas serra nell’atmosfera e al conseguente aumento delle temperature. L’innalzamento del livello degli oceani, per esempio, è uno di questi. In generale il cambiamento climatico rende più frequenti gli eventi estremi, come ad esempio gli uragani intensi, le alluvioni e la siccità

Emergenza climatica

All’interno della comunità scientifica c’è chi pensa che si dovrebbe parlare piuttosto di emergenza climatica, per trasmettere meglio l’idea che il cambiamento climatico è un fenomeno grave e urgente, di cui gli attori in campo, gli Stati, le imprese e i cittadini dovrebbero occuparsi di più

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In vari Paesi asiatici la concentrazione di polvere sottili è così elevata che molte persone indossano le mascherine per proteggersi anche dall'inquinamento.