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Rifiuti industriali in Italia

Una panoramica su gestione e trattamento

13 giugno 2024
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Rifiuti industriali in Italia

Una panoramica su gestione e trattamento

13 giugno 2024
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Rifiuti industriali in Italia

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Per diventare entro il 2050 il primo continente a zero emissioni nette di gas a effetto serra, l’Unione Europea si è dotata di un pacchetto di iniziative strategiche denominato Green Deal europeo.

rifiuti industriali

In questa ampia strategia, che mira ad accompagnare l'UE sulla strada della transizione ecologica, rientra anche la gestione dei rifiuti nel quadro di quelli che sono i principi dell’economia circolare, ovvero un sistema economico in cui gli scarti diventano risorse. In quest’ottica è necessario parlare di ciclo integrato dei rifiuti, cioè di quell’insieme di processi che permettono di intercettare un rifiuto, avviarlo al corretto trattamento e recupero, per poi trasformarlo, attraverso tecnologie innovative che ne accrescono la possibilità di riutilizzo, o in nuova materia seconda da reinserire nel ciclo economico, o in energia rinnovabile (termica o elettrica) dando nuovamente avvio al ciclo di produzione di nuovi materiali.  

Trasformare gli scarti in nuova materia prima e/o energia, in base allo schema delle 5 R (riduzione, riuso, riciclo, raccolta e recupero), è fondamentale per avviare un percorso sostenibile a beneficio delle attività produttive, dei territori e delle comunità che li popolano. 

I numeri della produzione di rifiuti industriali 

Innanzitutto, quando si parla di gestione di rifiuti è bene distinguere tra rifiuti urbani, come quelli di natura domestica o provenienti da aree verdi e dalla pulizia delle strade, e rifiuti speciali in cui rientrano i rifiuti industriali, come quelli derivanti delle lavorazioni industriali o dal deterioramento dei macchinari. Sia i rifiuti urbani, sia i rifiuti speciali possono essere ulteriormente classificati come pericolosi e necessitano di un trattamento specifico. Se i rifiuti urbani pericolosi sono costituiti da quegli scarti che, pur avendo un'origine civile, contengono al loro interno un'elevata dose di sostanze pericolose (come, per esempio, i medicinali scaduti e le pile), i rifiuti speciali pericolosi sono quelli generati dalle attività produttive che contengono al loro interno un'elevata dose di sostanze inquinanti.  

rifiuti industriali

In base ai dati del Rapporto Rifiuti Speciali 2023 dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), i rifiuti speciali generati in Italia nel 2021 da attività industriali, di commercio, dall’artigianato, dai servizi ma anche dal risanamento ambientale e dal trattamento dei rifiuti (come, per esempio, i fanghi di depurazione, sottoprodotto del trattamento delle acque reflue), ammontano a circa 165 milioni di tonnellate.

Il maggior contributo alla produzione complessiva dei rifiuti speciali è dato dal settore delle costruzioni e demolizioni con 78,7 milioni di tonnellate di scarti (pari al 47,7% del totale) collegati all’apertura e riattivazione di cantieri per la costruzione e/o la riqualificazione di immobili ad uso abitativo e commerciale, a opere pubbliche e alle infrastrutture. Seguono le attività di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale che si attestano al 24,2% e le attività manifatturiere al 18,2%.

I rifiuti speciali non pericolosi rappresentano il 93,5% del totale di quelli prodotti, ovvero circa 154 milioni di tonnellate, mentre quelli pericolosi, generati prevalentemente nell’ambito del settore manifatturiero risultano pari a circa 10,7 milioni di tonnellate (6,5% del totale).

Gli impianti per la gestione dei rifiuti industriali 

rifiuti industriali

Per la corretta gestione dei rifiuti speciali, tra cui i rifiuti industriali, nel 2021 si contavano in Italia più di 10mila impianti (ultimi dati Ispra), 5.928 al Nord, area di maggior concentrazione di poli produttivi e industriali: solo in Lombardia e Veneto si registrano, rispettivamente, 37,4 e 18 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti. Nelle regioni del Sud Italia si contavano 2.936 impianti dedicati al trattamento dei rifiuti speciali e in quelle del Centro 1.899. I tipi di impianti variano in base alla natura degli scarti e alle tecnologie. 

Se passiamo poi ai dati sul recupero dei rifiuti industriali speciali gestiti (178,1 milioni di tonnellate nel 2021), l’Italia vanta una percentuale di recupero di materia del 72,1% (pari a 128,3 milioni di tonnellate), mentre solo il 5,7% (10,2 milioni di tonnellate) è avviato in discarica e il 10% (17,9 milioni di tonnellate) è sottoposto a operazioni di smaltimento. 

Ma cosa devono fare le imprese per gestire e smaltire correttamente i rifiuti speciali prodotti? Il primo passo è prestare la massima attenzione agli aspetti normativi e operativi: è fondamentale infatti sapersi districare tra quelle che sono le diverse richieste del legislatore in modo da poter identificare e classificare correttamente la tipologia di rifiuto da trattare, per poterlo poi gestire e smaltire correttamente. È necessario poi monitorare costantemente le continue variazioni legislative su questa materia, che è in costante evoluzione.

L’ultima novità introdotta, per esempio, è il R.E.N.T.R.I. (Registro Elettronico Nazionale sulla Tracciabilità dei Rifiuti), il nuovo sistema che permetterà la tracciabilità dei rifiuti attraverso la documentazione digitale al 100% e che prevedrà le prime azioni a partire dal 15 dicembre 2024, facilitando così i controlli da parte degli enti preposti. Un ulteriore step poi è selezionare, attraverso un efficace sistema di controllo, quei soggetti della filiera che diano le massime garanzie sul corretto smaltimento dei rifiuti speciali (trasporti, impianti di smaltimento, ecc.). Scegliere operatori poco affidabili espone le aziende non solo al rischio di sanzioni - la normativa prevede la responsabilità condivisa dei soggetti della filiera -, ma comporta anche un rischio di immagine che può comprometterne la reputazione.    

Vista dunque la complessità tecnico-normativa della materia, affidarsi a un solo operatore altamente qualificato, che garantisca una corretta gestione centralizzata di tutta la catena dello smaltimento dei rifiuti  - di cui una parte può anche essere recuperata e trasformata in nuova materia prima seconda secondo i principi dell’economia circolare -, può risultare una soluzione efficace per le aziende che vogliono ridurre a zero il rischio di incorrere in sanzioni, salvaguardando al contempo territori e cittadini.  

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Circular economy
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