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Come la Pubblica Amministrazione può promuovere l’e-mobility

La priorità è aumentare le ricariche ad accesso pubblico

11 luglio 2024
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Il settore pubblico non può certo rimanere indifferente alla rivoluzione che sta interessando il mondo dei trasporti: nel 2022 il comparto ha contribuito complessivamente per il 26% delle emissioni rispetto al totale nazionale (ultimi dati Ispra*). Nell’ottica complessiva di decarbonizzazione, dunque, la Pubblica Amministrazione deve attivare tutte le leve possibili a sua disposizione per abilitare una riconversione green dei trasporti, ancora oggi legati in maniera eccessiva all’impiego delle risorse fossili. Considerato che la strada principale individuata dall’Unione Europea è quella di favorire la mobilità elettrica, la prima leva a disposizione delle pubbliche amministrazioni è senza dubbio quella di favorire una maggiore capillarità delle infrastrutture di ricarica sul territorio. La scarsa diffusione delle colonnine, infatti, è stata storicamente il vero tallone di Achille della mobilità elettrica, che ha scoraggiato molti potenziali acquirenti a effettuare un investimento di questo tipo. L’assenza di un punto di ricarica in prossimità della propria abitazione o dei luoghi tipicamente frequentati (ad esempio le autostrade) costituisce infatti inevitabilmente una barriera per l’utilizzo delle vetture elettriche.

E-mobility: la crescita dei punti di ricarica ad accesso pubblico

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Ma le cose stanno cambiando rapidamente: a fine 2022, si stimavano circa 450.000 punti di ricarica ad accesso pubblico installati in tutta Europa (Fonte: Smart Mobility Report dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano). L’86% circa di questi era di tipo quick charge, ovvero per ricarica in AC entro i 22kW (+29% rispetto al 2021), mentre i restanti punti erano di tipo fast charge per ricarica in DC oltre i 22 kW ed entro i 100kW (+63% rispetto al 2021). La distribuzione delle infrastrutture di ricarica non è omogenea nel Vecchio Continente, con i Paesi del Nord Europa (Norvegia, Svezia e Olanda) nettamente più avanti rispetto agli altri.  E l’Italia? A fine 2022 si stimavano quasi 40.000 punti di ricarica ad accesso pubblico installati nel nostro Paese. Circa l’85% di questi era di tipo quick charge (+41% rispetto al 2021), mentre i restanti punti erano di tipo fast charge (+57% rispetto al 2021). Secondo i dati Motus-E comunicati al Forum PA 2024, la crescita è ulteriormente accelerata nel 2024: a marzo i punti di ricarica ad accesso pubblico installati sul territorio nazionale hanno superato le 54mila unità, quasi 13mila in più rispetto a 12 mesi prima, un dato che ci posiziona bene rispetto ad altri paesi europei.

Tanto che il problema non sembra più essere quello dello scarso numero delle colonnine di ricarica: anzi, secondo Motus-E, il tasso di utilizzo di questi dispositivi rimane basso a causa della ancora limitata penetrazione dei veicoli elettrici nel mercato nazionale.

Le previsioni sulla crescita della mobilità elettrica

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In effetti – secondo l’ultima analisi trimestrale di Motus-e - le auto elettriche circolanti in Italia al 31 marzo 2024 erano soltanto 231.575. Sempre nel trimestre preso in esame le immatricolazioni full electric erano pari a 13.226 unità (-19,2% rispetto allo stesso periodo del 2023), tanto da rappresentare appena il 3,5% del mercato nazionale. Secondo il Position Paper “La decarbonizzazione dei trasporti” di Asvis (Associazione per lo sviluppo sostenibile) le cose dovrebbero però cambiare rapidamente: nel 2030 si stima che circoleranno per le strade italiane ben 6 milioni di auto elettriche, con una particolare spinta dopo il 2026, anno in cui si prevede il raggiungimento della parità di costo con le auto endotermiche. Non stupisce dunque che anche dal punto di vista infrastrutturale i numeri appaiono destinati a crescere ulteriormente, grazie anche ai fondi del PNRR, che ha puntato soprattutto sull’aumento delle colonnine in quelle Regioni che presentavano ancora un ritardo significativo.

Secondo le stime dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, nello scenario Business As Usual, il numero di punti di ricarica ad accesso pubblico sul territorio nazionale potrebbe arrivare a quota 106.000 unità entro il 2030. Nello scenario più evoluto, che presuppone circa 6,6 milioni di veicoli elettrici circolanti nel nostro Paese, si arriverebbe a oltre 225.000 punti di ricarica ad accesso pubblico.

La diffusione degli autobus elettrici

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C’è poi un’altra leva a disposizione della PA per favorire la mobilità elettrica, in particolare a livello locale: quella cioè di investire su soluzioni di trasporto pubblico alimentate a batterie. Una possibilità che è in decisa crescita a livello europeo: nel 2023, secondo i dati Acea, sono stati immatricolati ben 5.166 autobus elettrici in tutta la Ue, per una crescita superiore di quasi il 40% rispetto al 2022.  Alla fine dell’anno il mercato europeo poteva contare su circa 32.593 autobus elettrici circolanti. Anche in questo settore l’Italia ha potuto contare sulle risorse messe a disposizione dal PNRR, tanto che nel corso dell’anno sono stati immatricolati ben 410 autobus totalmente elettrici e altri 670 ibridi, per crescite a tripla cifra rispetto all’anno precedente. Il trend dovrebbe proseguire nei prossimi anni: secondo il già citato Position Paper di ASvis, al 2030 nelle città italiane circoleranno ben 10.000 autobus elettrici. Un modello a cui tendere sarà quello della capitale norvegese Oslo, che nei mesi scorsi ha annunciato un ambizioso piano per rendere il proprio sistema di trasporto pubblico completamente elettrico entro il 2030.

Grazie a un investimento relativamente contenuto, (circa 48 milioni di euro), l’intera flotta di autobus diesel della metropoli nordica sarà sostituita entro il 2024 con 450 autobus elettrici.

E-mobility: il paradigma vehicle to grid

Fin qui abbiamo raccontato quello che il settore pubblico può fare per spingere la mobilità elettrica. Forse meno noto è quello che questa tecnologia può fare a servizio della collettività, al di là degli aspetti prettamente ambientali. In particolare, la formula che si affaccerà è quella del vehicle to grid, attraverso la quale le batterie delle auto elettriche potranno essere impiegate anche come sistemi di accumulo energetico a servizio della rete. Attraverso la tecnologia V2G (e il dialogo con le Smart Grid), le auto elettriche possono essere infatti utilizzate come risorse mobili di accumulo energetico capaci di cedere energia alla rete elettrica quando necessario. Un contributo estremamente prezioso, visto e considerato che la tradizionale stabilità delle reti elettriche è messa in discussione dalla crescente avanzata delle rinnovabili intermittenti (quali fotovoltaico ed eolico).

Insomma, l’E-mobility è un fenomeno capace di assicurare reali vantaggi alle comunità locali. Ma per implementare una infrastruttura efficiente sul territorio è fondamentale che le PA si rivolgano a degli operatori energetici strutturati e in grado di seguirli a 360 gradi nella progettazione, installazione e gestione delle infrastrutture di ricarica, che possano supportarli nel processo di elettrificazione del trasporto pubblico locale e nello sviluppo della mobilità green.

 

*Fonte: Rapporto ISPRA “Le emissioni di gas serra in Italia. Obiettivi di riduzione al 2030"

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