L’Italia resta un Paese caratterizzato da una forte vocazione manifatturiera, con le nostre industrie che si sono dimostrate capaci in questi anni di affrontare la sfida della trasformazione digitale e reggere la competizione sui mercati internazionali.
La vitalità di chimica e farmaceutica
Tra i diversi settori, un ambito particolarmente rilevante è rappresentato dalla chimica: secondo il report Situazione e prospettive per l’industria chimica in Italia di Federchimica, il comparto, con un valore della produzione di oltre 66 miliardi di euro nel 2022, rappresenta la quinta industria nazionale (dopo alimentare, metalli, meccanica, auto e componentistica), con circa 2.800 imprese sul territorio, che occupano oltre 112.000 addetti altamente qualificati.
Un altro segmento industriale che sta mostrando importanti segni di vitalità è quello dell’industria farmaceutica, che, secondo Farmindustria, presenta un valore pari al 2% del Pil. Nel 2023, sempre in base ai dati di Farmindustria la produzione totale delle aziende del farmaco ha raggiunto i 52 miliardi di euro, dei quali oltre il 90% legato all’export, cresciuto dell’89% rispetto al 2018.
Entrambi questi comparti industriali, tra l’altro, stanno affrontando con successo la sfida posta dalla circular economy, così da rendere i processi produttivi più rispettosi dell’ambiente e meno impattanti in termini di emissioni, ma anche più efficienti da un punto di vista energetico, in particolare dopo gli ultimi anni caratterizzati da un forte aumento dei costi dell’energia.
Il ruolo della circular economy
Questo discorso vale soprattutto per il settore chimico, che, secondo i dati di Federchimica, pubblicati nel rapporto l’Industria chimica in cifre 2023, è particolarmente energivoro: prima della crisi energetica determinata dalla guerra in Ucraina, il costo dell’energia - considerando anche l’impiego come materia prima – aveva un’incidenza sul valore della produzione pari al 14% (la più alta percentuale nel panorama industriale e con punte ben più elevate per alcune produzioni).
Per contenere questa situazione le imprese chimiche hanno accelerato gli investimenti nelle proprie strategie di ottimizzazione energetica, puntando alla sostituzione del gas naturale con combustibili alternativi e alla riformulazione dei prodotti in chiave circolare, nonché investendo nella cogenerazione. Inoltre, sempre di un’ottica di circular economy, l’industria chimica sta adottando nuove tecnologie per contenere i consumi idrici, tramite il recupero delle acque reflue e minimizzando al contempo la produzione di rifiuti.
In maniera similare si stanno muovendo le industrie del farmaco italiane che, secondo Federfarma, negli ultimi 10 anni hanno ridotto i consumi energetici complessivi del 32%, rispetto a una media manifatturiera del 19%. E nello stesso periodo l’impiego di energia da fonti rinnovabili è stato quintuplicato. L’approccio dell’industria farmaceutica guarda a tutto il ciclo di vita del farmaco, con un modello basato su efficienza produttiva e circolarità, puntando ad esempio alla riduzione del consumo di acqua e della produzione di rifiuti nel processo produttivo e alla riduzione dell’uso della plastica nel packaging.
L’industria chimico-farmaceutica sta lavorando molto sulla circolarità anche in termini di produzione, andando a cercare materie prime che siano scarto di altri processi (come, per esempio, i sottoprodotti agroalimentari) e generando una vera e propria simbiosi industriale.
L’idrogeno per i settori hard-to habate
Un’ulteriore leva destinata a rafforzare il processo di decarbonizzazione e sostenibilità di questi due settori industriali è rappresentata dall’idrogeno: la sua variante verde, prodotta cioè a partire da energia elettrica rinnovabile, secondo un recente report CDP, rappresenta una delle soluzioni più interessanti per abbattere le emissioni dei settori industriali cosiddetti hard-to-abate. Si tratta delle industrie “pesanti” (tra cui vetro, cemento, ceramica, acciaio e per l’appunto chimica), ma anche di produzioni “leggere” che consumano comunque gas naturale all’interno dei loro processi (alimentare, pharma, gomma-plastica). In particolare, l’idrogeno verde può trovare utilizzo sia come materia prima nei processi produttivi (in sostituzione all’attuale consumo di idrogeno prodotto da fonti non rinnovabili, cosiddetto “grigio”), sia come vettore energetico negli impianti.
Non parliamo di una prospettiva lontana o futuribile: secondo un’altra recentissima ricerca, questa volta dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano (Hydrogen Innovation Report 2024) l’Europa avrà al 2030 una capacità produttiva di circa 8,9 milioni di tonnellate annue di idrogeno, una cifra vicina al target fissato dall’Unione Europea (10 Mton). L’Italia, in particolare, gode di una serie di punti di forza rispetto ai principali paesi europei, tra cui una rete del gas capillare, in gran parte riadattabile facilmente al transito dell’idrogeno.
L’importanza di affidarsi a un partner energetico altamente qualificato
Tutto questo, ovviamente non significa che per le aziende della chimica o del settore pharma la decarbonizzazione dei propri processi sia semplice o immediata: al contrario le sfide tecnologiche sono notevoli, mentre i regolamenti e le normative di riferimento (strumenti di incentivazione compresi) sono a dir poco complesse e in continua evoluzione. In questo senso le industrie del settore chimico e farmaceutico interessate a compiere un percorso di decarbonizzazione che preveda l’uso di un mix di tecnologie, da quelle più mature come il fotovoltaico a quelle più prospettiche come l’idrogeno, includendo soluzioni improntate ai virtuosi principi dell’economia circolare, devono poter contare su un partner energetico solido in grado di accompagnarle in ogni fase, dall’analisi dello stato dell’arte e degli obiettivi di decarbonizzazione, alla progettazione della roadmap di soluzioni da dispiegare nel tempo, fino alla realizzazione degli interventi e al successivo monitoraggio dei risultati, utile anche per individuare ulteriori aree di miglioramento.
Il tema della sostenibilità delle industrie chimiche e farmaceutiche sarà al centro del webinar “La formula per la sostenibilità del chimico-pharma”, organizzato da Edison NEXT in collaborazione con Digital360, in programma il prossimo 29 ottobre (dalle 12.00 alle 13.00). Un talk per scoprire strumenti e soluzioni di decarbonizzazione e di economia circolare, per vincere la sfida della competitività, grazie a una corretta gestione delle risorse (energia, acqua, rifiuti).
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